Tale of Taranto: la leggenda di “Skuma”

Taranto

Una storia d’amore, ma soprattutto di perdono, nella città di Taranto

Taranto…da alcuni conosciuta per il grande “mostro” che la abita – l’Ilva. All’estero scambiata per “Toronto?!”. Per me legata ad una carissima amica conosciuta un po’ per caso in un altro dei miei lunghi viaggi. Roberta vive lontano dalla sua amata città, ma la porta sempre nel cuore e non perde occasione per parlarne. Taranto è la Città dei Due Mari, l’antica capitale della Magna Grecia, il più grande bacino per la produzione di cozze e molto altro. Ne ho sentito parlare tanto e oggi finalmente sono qui!

È l’alba e la città comincia lentamente a svegliarsi. Ad accogliermi un cielo che spazia tra il blu e il rosa, il rumore delle barche che lentamente si muovono con la brezza e il suono dei gabbiani. L’aria è fresca e un po’ umida mentre la notte lascia spazio alle prime luci del giorno.

Sono appena arrivata al Porto Mercantile, finalmente ci siamo, dopo anni rivedo Roberta! La gioia è incontenibile e inutile dirlo abbiamo 10,000+ cose da raccontarci. È strano, quando visiti per la prima volta un’amica nella sua città, è come se i racconti si materializzassero e i luoghi di cui hai sentito parlare prendessero finalmente forma. Abbiamo tanto da dirci e c’è tanto da vedere, quindi è anche buffo lo svilupparsi dei nostri discorsi, tra aggiornamenti e guida turistica.

Attraversiamo il Ponte di Pietra, lasciandoci alle spalle il Porto Mercantile e ci addentriamo pian piano nella città vecchia. Mentre parliamo e camminiamo non posso non notarne la bellezza. Taranto vecchia è un susseguirsi di vicoli, balconi con i fiori, palazzi d’epoca, enormi portoni, chiese, panni stesi ad asciugare, scorci mozzafiato da dove si intravede il mare. Ci sono bambini che giocano a pallone, studenti universitari in pausa dopo le lezioni della giornata, pescatori che rientrano a casa dopo una nottata in barca. 

All’altezza della Cattedrale di San Cataldo, decidiamo di percorrere uno dei vicoletti e sbuchiamo sulla ringhiera di Corso Vittorio Emanuele II, un meraviglioso strapiombo sull’immenso mare. Mi affaccio alla ringhiera e, guardando verso il basso, vedo delle statue, sono delle bellissime sirene in pietra, sedute sugli scogli. 

Mettiamo in pausa gli aggiornamenti e Roberta comincia a parlarmi della storia di Skuma o Schiuma, una storia d’amore, ma soprattutto di perdono. Secondo la leggenda, le sirene avevano deciso di creare il loro castello incantato a Taranto, grazie alla naturale protezione che il Mar Piccolo garantisce. Nella stessa Taranto viveva una coppia di giovani sposi. Lei di una bellezza straordinaria, lui un prestante pescatore che a causa del suo lavoro era costretto a passare lunghi periodi lontano da casa.

Nonostante l’amore profondo – il detto si sa “lontano dagli occhi, lontano dal cuore” – la donna non riuscì a tener testa ai corteggiamenti di un ricco tarantino. Presa dai rimorsi decise di raccontare il tradimento al marito. Lui in preda al dolore decise di condurla in barca e buttarla giù negli abissi del mare. Le sirene incantate dalla bellezza della donna decisero di salvarla e nominarla loro regina con il nome di Skuma (dal dialetto tarantino “schiuma”).

Il giorno dopo, ravvisandosi per l’errore commesso, l’uomo tornò nel punto in cui l’aveva vista annegare. Una fata gli rivelò che la sua amata era viva e per riscattarla avrebbe dovuto raccogliere l’unico fiore di corallo bianco dal giardino delle sirene. Lui provò a urlare a squarciagola in mezzo al mare il nome della moglie, Skuma fuggì dal castello e lo raggiunse.

I due elaborarono un piano, il giorno dopo l’uomo avrebbe richiamato l’attenzione delle sirene con gioielli e fiori, lei avrebbe rubato il corallo bianco da donare alla fata. Il piano fu un successo. La donna riuscì a rubare il corallo e a portalo alla fata che sollevò un’enorme onda capace di portare lontano le sirene e a ricongiungere la coppia. I due si ritrovarono abbracciati sulla spiaggia, insieme, innamorati, e più forti di prima.

Inutile dirlo, è quel genere di amore che tutti in fondo sogniamo, dai romantici ai più cinici. È un amore travolgente, passionale, capace di perdonare e andare oltre le difficoltà della vita.

Dopo qualche minuto di riflessione, io e Roberta torniamo alla realtà e ai nostri aggiornamenti, dove eravamo? Ah sì parlavamo giusto di affari di cuore, e dato che il mio stomaco brontola e questi discorsi meritano attenzione, ci dirigiamo verso uno dei baretti del quartiere per una pausa cornetto e cappuccino!

Questa è la mia avventura nella bellissima Taranto. Se anche tu conosci storie o leggende relative a questa magnifica città scrivimi qui!

Suggerimenti di viaggio

Il periodo ideale per visitare Taranto va da Maggio a fine Settembre, ma considerate Luglio e Agosto come i mesi più caldi e turistici. Taranto è la città perfetta se siete alla ricerca di storia, ma anche di un mare cristallino dove potersi tuffare. Se invece siete interessati ai riti religiosi, non perdete la Settimana Santa e la processione dei misteri che dura nel complesso 14-15 ore, una vera e propria passione!

Alcuni tour consigliati:

Tour in catamarano nel Golfo di Taranto alla scoperta dei delfini alla scoperta dei delfini che abitano queste acque cristalline, è un’esperienza unica! 

Tour guidato al Castello Aragonese per scoprirne la storia, la bellezza e anche per la vista esclusiva del Ponte Girevole. Il tour organizzato dalla Marina Militare è attivo 365 giorni all’anno ed è completamente gratuito.

Infine, visita al Marta, il museo archeologico casa di una delle più grandi collezioni di manufatti della Magna Grecia, tra cui i meravigliosi ori di Taranto. È un misto tra un museo e una gioelleria, se fossero in vendita giuro che li comprerei quegli orecchini!