Tale of Bari: l’arco delle Masciàre

arco delle masciare bari vecchia Donato Trioni

Grazie agli amici di Dettagli di Bari e a Donato Trioni per la magnifica foto

Incantesimi, trasformazioni e malocchi nel cuore di Bari Vecchia

Tanto, tanto tempo fa, per vendicarti di un torto subito, creare un filtro d’amore o cercare la cura per un male, potevi rivolgerti alle streghe di Bari Vecchia. Ti sarebbe bastato un oggetto del destinatario e pochi spiccioli, per placare ogni tua pena.  

Adesso di tutto ciò non resta più nulla se non l’arco sotto il quale venivano compiuti strani riti, e una leggenda. 

Stiamo parlando  “dell’arco delle Masciàre”, uno dei tanti archi che caratterizza Bari Vecchia e delle “gatte-masciàre”, streghe con la straordinaria capacità di trasformarsi in felini.

Tenetevi forti perché metteremo indietro le lancette del tempo faremo un giro nei sobborghi del capoluogo, tra vecchie leggende e magia nera.

La leggenda delle gatte-masciàre

Belle, affascinanti, fameliche, le gatte-masciàre di Bari, oltre ad essere temute streghe, avevano la capacità di trasformarsi in gatti (o altri animali) per sfuggire agli uomini. Avevano nelle loro mani il potere di esaudire desideri, sedurre gli uomini, vendicarsi dei torti subiti e abbindolare le donne. 

Di giorno vivevano come semplici donne di paese ma di notte praticavano i loro riti oscuri sotto un arco storico della città vecchia (chiamato successivamente Arco delle Masciàre). 

Queste prodigiose streghe, come già detto, erano le uniche in tutta Italia con il potere di trasformarsi in gatti. Di notte salivano sul punto più alto della loro abitazione, si cospargevano il corpo nudo di un unguento magico e, dopo aver recitato un incantesimo (Sop’a spine e ssop’a saremiinde M’agghiacchià a Milleviinde. Sopra le spine su sarmenti, mi troverò a Malevento), si lasciavano cadere nel vuoto per poi atterrare sulle loro zampe feline.

Le streghe dell’arco terrorizzavano la città. Molti passanti sceglievano di percorrere la via più lunga piuttosto che passare sotto quell’arco. Le donne nascondevano i loro bambini ed evitavano anche solo di guardare quella strada.

Un giorno gli uomini del posto decisero di incontrarsi per trovare una soluzione a quel problema. Elaborarono uno stratagemma attraverso il quale avrebbe scoperto la formula magica per scovare e sconfiggere le streghe.

Venne organizzata una festa nella notte di San Giovanni per festeggiare un comparatico. Per l’occasione fu invitata una donna che tutti presumevano fosse una strega. Durante i festeggiamenti gli invitati, tutti d’accordo fra loro, avevano in solo obiettivo: far ubriacare la donna. E così, bicchiere dopo bicchiere, la donna, annebbiata dai fumi dell’alcol, cedette alle richieste dei commensali svelando l’incantesimo per far tornare le streghe-gatte nelle loro sembianze umane. 

La frase che gli uomini e le donne dovevano ripetere facendosi tre volte il segno delle Croce era: 

“Driana meste ca va pela vì, 

degghia ngondrà Gesù, Giuseppe e Mari.”

(Maestra Diana che vai per la via, devo incontrare Gesù, Giuseppe e Maria).

Svelata la formula magica “anti-streghe” gli uomini del paese avevano un’arma utile a contenere e arginare le forze demoniache che stavano dominando la città. Recitando quelle poche frasi avrebbero potuto far tornare in donne le gatte e scongiurare ogni incantesimo e malocchio.

Un’altra storia legata a questo mondo oscuro è quella di un marito che, non vedendo la sua consorte nel letto in piena notte, iniziò a sospettare del suo rapporto con l’occulto.

Un giorno, in assenza della moglie, iniziò a cercare per casa prove che potessero dimostrare la sua colpevolezza. Trovò una piccola boccetta contenente un olio profumato. Decise di svuotare la boccetta e riempirla con dell’olio da cucina. La notte seguente venne svegliato da un violento

tonfo. Avvicinandosi vide che quella donna sdraiata a terra inerme, era la moglie.

Queste sono solo alcune delle leggende che tutt’ora echeggiano nelle viuzze del centro di Bari Vecchia. Ve ne sono ancora tante altre, tutte diverse.

C’è chi racconta di donne arrestate e fustigate in piazza che, misteriosamente, sparivano nel nulla. Donne ritrovate nude e intontite girovagare per la strada alle prime luci dell’alba.

Insomma, le storie e le leggende che orbitano intorno all’arco delle Masciàre ci raccontano di un passato oscuro e tenebroso. Oggi per fortuna, ci rimane solo una leggenda che rende ancor più interessante passeggiare in questa frazione storica di Bari.

Per chiunque abbia voglia di aggiungere qualcosa o raccontarmi storie e leggende legate alla propria città, l’invito a scrivermi è sempre aperto!  

Se avete voglia di scoprire un’altra leggenda legata al capoluogo, potete clicca qui!

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