Tale of Brindisi: la leggenda della monaca senza naso

leggenda monaca senza naso

Vecchie leggende tornano a galla!

Eccoci di nuovo qui a parlare di fantasmi

Siamo a Brindisi, questa volta la protagonista della nostra storia è una monaca che, anche dopo la sua morte, ha continuato ad apparire alle sue consorelle, seminando terrore tra le mura del suo monastero.

Questo fantasma, oltre ad essere ovviamente spaventoso di per sé, aveva un’altra caratteristica che rendeva la sua apparizione ancora più inquietante: non aveva il naso!

 E sì, proprio così! 

Immaginate di trovarvi di fronte a voi, in piena notte, a pochi passi da un monastero, una figura evanescente vestita da suora, che vi guarda con la stessa espressione di Voldemort!

Diciamocelo: non proprio quello che ci si augura di incontrare!

E proprio da questo particolare che la leggenda prende il nome della “Monaca senza naso”. Ma perché senza naso, vi starete chiedendo (e me lo chiedo anche io). Una punizione? Uno sfregio? Una vendetta? 

A raccontarmi questa storia è Jolanda, ex professoressa di lettere del liceo Ginnasio, mentre ammiriamo la chiesa di San Benedetto di Brindisi, adiacente al Monastero di San Benedetto.

Jolanda ha vissuto in centro sin da bambina e conosce molto bene le storie e le leggende legate a questa zona. 

Oggi ha deciso di raccontarmi questa.

La leggenda della Monaca senza naso

Tanti, tanti, tanti anni fa, in quella struttura che purtroppo oggi è in stato di abbandono, nasceva un fiorente monastero di monache benedettine

Le sorelle che vivevano in quelle mura, ligie al loro dovere, rispettavano la Regola di San Benedetto conducendo in tranquillità una vita comunitaria divisa tra preghiera, lavoro e studio (il sommo “Ora et Labora”, per intenderci). 

Vi era però, all’interno del convento, una suora vista non proprio di buon occhio dalle sue consorelle poiché aveva l’abitudine di gettar via il cibo. Se questo già ora è una pratica non gradita, immaginate cosa volesse dire per l’epoca gettar via tozzi di pane e pezzi di formaggio (il monastero delle monache benedettine di Brindisi è stato chiuso nel 1866, le sue origini sono ancora più remote).

Secondo alcune interpretazioni, la monaca pensava che la privazione del cibo fosse una pratica doverosa per restare lontani dalle tentazioni terrene e avvicinarsi sempre di più al regno dei cieli.

La fame a quei tempi non era una cosetta da poco. 

Il cibo scarseggiava e ci si permetteva addirittura di buttarlo!

Un giorno, non si sa bene come, la monaca passò a miglior vita. Un particolare però non rimase inosservato: quando la sorella venne seppellita le consorelle si accorsero che era stata privata del suo naso. Le era stato completamente asportato.

Punizione? Sfregio? Vendetta?

Purtroppo non ci è dato saperlo. 

Sta di fatto che da quel giorno nel convento avvennero strane apparizioni.

Alcune sorelle giurarono di aver visto la “monaca senza naso” aggirarsi per il chiostro, altre videro questa strana sagoma senza naso aggirarsi per le cucine e per le sale da pranzo.

Insomma, la monaca senza naso non lasciò mai più il suo monastero.

Questa storia, mi dice Jolanda, per molto tempo è stata utilizzata come spauracchio per far spaventare i bambini capricciosi, con tanto di ricatto a seguire: “Se non fai il/la brava/o ti porto al monastero della monaca senza naso”.

Anche Jolanda fu vittima di queste minacce ma, fortunatamente, non fu mai rinchiusa in quel monastero.

Ovviamente, precisa Jolanda, questa storia un po’ attempata, ha perso nel suo vagare, tanti, tantissimi particolari.

Chiunque conosca (anche se sappiamo che non è una leggenda molto popolare) qualcosa in più su questa storia può scriverci in privato (hello@talesofplaces.com) oppure aggiungere una nota nei commenti. Saremo molto felici di mettere insieme i pezzettini di quello che rimane di questa leggenda! 

Se invece vuoi raccontarci una storia l’invito a scriverci è sempre valido, ti basta cliccare qui!

Leggenda monaca senza naso
Chiesa di San Benedetto

Suggerimenti 

Se siete a Brindisi, vi suggerisco di visitare la chiesa di San Benedetto (magari non di notte, non vorrei faceste strani incontri).

Questa chiesa, inizialmente intitolata Santa Maria Veterana, di età medievale, conserva il campanile, il chiostro e l’antico complesso conventuale delle monache di clausura.

L’esterno è realizzato in pietra bianca e carparo, ornato da una serie di arcate cieche. A sud dell’edificio si trova il portale d’ingresso originario, impreziosito da un architrave sulla quale sono raffigurate scene di caccia a bassorilievo, nelle quali tre cavalieri normanni trafiggono dei draghi, chiaro simbolo della lotta tra il bene e il male.

L’interno invece, conserva i tratti dell’architettura romanica: le tre navate sono divise da colonne con capitelli corinzi e su uno dei quali sono raffigurati quattro tipi di animali che incarnano la figura degli evangelisti. 

All’interno della chiesa inoltre, sono custodite 120 lettere originali di una delle badesse del monastero destinate al duca di Poggiardo nelle quali si racconta la vita all’interno del monastero.

Inoltre, sempre all’interno del complesso di San Benedetto, a seguito di alcuni scavi, sono state ritrovate vasche, colonne e scheletri di epoca romana.

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