Tale of Brindisi: Brento, il fondatore della città

Le colonne romane di Brindisi

Alle origini della città di Brindisi

La Puglia è una regione che adoro, qui ho mille amici, il cibo è squisito, la gente è ospitale e i paesaggi sono incantevoli. 

Oggi ritorno a Brindisi, la mia seconda casa. Ogni volta che sono qui ne approfitto per cercare una nuova storia da aggiungere sul mio diario e indovinate un po’? Non torno mai a mani vuote!

Questa volta ne ho scoperta una davvero interessante che ha protagonista Brento, uno dei figli dell’eroe mitologico più grande di tutti i tempi, Ercole. Sì, proprio lui “Il grande e possente Ercole” (come direbbero nel cartone animato Walt Disney), l’eroe che ha compiuto le dodici fatiche, sconfitto mostri, che è disceso nell’Ade e che ha eretto le due colonne fra Africa e Spagna (nell’attuale Stretto di Gibilterra) per indicare il limite invalicabile delle navigazioni.

A raccontarmi questa leggenda mitologica è “zia Giovanna”, la zia di una mia cara amica, che, fra un giro e l’altro, mi racconta la leggenda sulla nascita della città.

La Leggenda di Brento

Brento era il figlio di Ercole e Belazia. Un giorno decise, come gli altri figli di Eracle, di mettersi in viaggio verso l’Italia per scoprire nuove terre e nuove frontiere. Durante la traversata una violenta tempesta fece naufragare la nave sulla quale viaggiava Brento, facendolo sprofondare nelle acque buie del Mediterraneo. Miracolosamente dei delfini riuscirono a salvare il giovane ragazzo trasportandolo fino alle coste della Iapigia, l’attuale Brindisi.

Qui, emulando il gesto di suo padre, decise di erigere due colonne di fronte al porto (che successivamente in epoca romana avrebbero segnato la fine delle Via Appia) per indicare ai naviganti l’arrivo in un porto sicuro. 

Fu inevitabile il paragone con le colonne costruite dal padre e un giorno gli giunse voce che le sue non reggessero il confronto. Brento, fu colpito nell’orgoglio e decise di voler lasciare un segno indelebile del suo arrivo, fondando una città a sua immagine e somiglianza.

Ricorse alla sua forza sovrumana, eredita dal padre, e scavò i due seni del porto interno che avrebbero rappresentato le sue braccia, la penisola tra questi due era la sua testa, il porto medio il suo corpo e le foci dei due piccoli fiumi le sue gambe.

Non contento, decise di dare un ultimo tocco rappresentando il suo membro virile…creò l’isola di Sant’Andrea, proprio dove poi nel 1485 un’abbazia benedettina fu convertita nel Castello Alfonsino e dove Nanuccio mi aveva raccontato la storia della principessa e del cavaliere.

Cosa ne dite, poco narcisista questo Brento, vero?! 🙂

Bè, però c’è da dire che oggi bisogna ringraziare il figlio di Ercole se il porto di Brindisi si contraddistingue per la sua particolare conformazione naturale detta a “testa di cervo” (non a caso il nome “Brindisi” deriva da “Brention”, che nella lingua messapica e iapigia significava “Cervo”).

Anche la tua città conserva una leggenda sulle sue origini? Hai voglia di raccontarmela? Scrivimi qui

Intanto, come da tradizione, ne approfitto per scoprire la storia e la ricetta di un piatto tipico del posto. Questa volta è il turno delle melanzane ripiene brindisine (li marangiani chini)!

P.s. sapete che il detto “fare un brindisi” deriva dal nome della città di Brindisi? A Brindisi terminava la via Appia e da lì si salpava per la Grecia. All’epoca i viaggi erano molto pericolosi e quindi i viaggiatori, arrivati a Brindisi, usavano brindare con gli amici per festeggiare lo scampato pericolo e per augurare una buona traversata.

Suggerimenti di viaggio

Brindisi sorge su un porto naturale e proprio per la sua posizione strategica è stata sempre considerata Porta d’Oriente e un crocevia di culture e genti.

Se passate per la città ricordatevi di visitare il Museo Archeologico Provinciale “F. Ribezzo in Piazza Duomo, lì oltre a vedere collezioni di varie epoche e popoli che hanno segnato il territorio brindisino, potrete ammirare l’Ercole brindisino, temporaneamente preso in prestito dal Museo Archeologico di Napoli. La statua testimonia la credenza nelle origini eroiche della città, legate a Brento (di seguito la foto scattata durante la mia ultima visita). Si tratta di una statua di marmo bianco rappresentante Ercole giovanetto e che fu casualmente ritrovata nell’ottobre 1762 a largo S. Paolo, in occasione di lavori di scavo, unitamente a una cassa contenente molte monete d’argento. 

Proseguite il vostro tour a Brindisi in bici o in barca e se avete bisogno di altri suggerimenti leggete il racconto della mia visita precedente nella città messapica.

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